La Commissione propone l’apertura delle frontiere con l’Ucraina

Il 28 aprile la commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli Affari interni del Parlamento europeo ha annunciato che inserirà all’ordine del giorno del 9 maggio la decisione sulla proposta di regolamento in merito alla futura liberalizzazione dei visti fra UE ed Ucraina, presentata dalla Commissione europea.

Nella proposta della Commissione si rende conto della ferma intenzione, palesata sin dal 2008, di avviare con l’Ucraina un dialogo per stabilire un regime privilegiato sui reciproci visti. Nel novembre 2010 la Commissione ha presentato un piano d’azione sul punto, riferendo con continuità – così riporta la proposta – al Parlamento europeo. Con la presente proposta, si riferisce che l’Ucraina ha soddisfatto tutti i criteri previsti nel Piano; pertanto l’obbligo del visto può cadere.

Sotto il profilo procedimentale, la materia si presenta complessa, poiché la disciplina dei visti è contenuta in un regolamento (539/2001) adottato dal Consiglio in consultazione; tale regolamento va emendato di volta in volta per cancellare il nome di un Paese terzo dall’elenco di quelli per cui il visto è obbligatorio (Allegato I) ed inserirlo nell’elenco di quelli per cui il visto non è richiesto (Allegato II). Mette conto di notare che siffatti emendamenti assumono la forma dell’atto legislativo e seguono la procedura legislativa ordinaria. Il Parlamento può dunque intervenire in condizioni di formale parità; la Relazione attesa per la prossima seduta non mancherà di suscitare interesse, con particolare riguardo all’atteggiamento dei gruppi euro-scettici.

Gli aspetti politici della vicenda restano nondimeno assai delicati, attesa la situazione dell’Ucraina e la sua strategica importanza per le relazioni UE – Russia. Convitato di pietra del meeting è la NATO, alla luce dell’aspra contesa fra USA e Russia che ha trovato in Ucraina, com’è noto, un terreno di scontro non privo purtroppo di episodi di guerra guerreggiata. A tal proposito, non può non rilevarsi che il disegno di avvicinamento all’UE da parte dell’Ucraina è iniziato durante gli anni del governo Timoschenko ed è proseguita sotto il governo Yanukovich, a testimonianza di un progetto geopolitico di lungo periodo che di volta in volta innalza il vessillo dei diritti. Come riporta da ultimo Maurizio Vezzosi su Limes, con riferimento all’energia nucleare, tecnologia e finanziamenti occidentali foraggiano le strategie di emancipazione dalla Russia condotte dall’Ucraina di Poroshenko; d’altro canto, fra i sostenitori dell’attuale regime filo-occidentale non mancano pericolosi estremisti, il cui coinvolgimento nei sanguinosi scontri degli ultimi anni è stato da più parti lamentato. Ci si domanda se la decisione della Commissione, tassello di un più ampio progetto, sia di effettivo beneficio per l’Europa, e perché. Al Parlamento la parola.