In un discorso al Parlamento europeo, tenuto davanti alla plenaria di Strasburgo il 24 novembre 2015, il Commissario britannico alle politiche economiche e monetarie Jonathan Hill ha annunciato la prossima presentazione di una proposta legislativa della Commissione per uno schema europeo unico di assicurazione a garanzia dei depositi bancari. Il testo è disponibile in inglese. Secondo la Commissione, tale strumento serve a completare il quadro dell’Unione bancaria, fondato sul meccanismo unico di vigilanza (Reg. del Consiglio 1024/2013) e sul meccanismo unico di risoluzione (Reg. del Consiglio 1806/2014) allo scopo di proteggere i sistemi bancari nazionali da crisi che metterebbero a repentaglio la liquidità degli istituti, con rischio di pregiudizio irreversibile per i depositanti. Il “terzo pilastro” dell’Unione bancaria, come la Commissione lo ha ribattezzato, darebbe un seguito alla Relazione del Gruppo di lavoro c.d. dei Cinque Presidenti del 22 giugno 2015 (“Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa”) secondo cui uno schema europeo di assicurazione a garanzia dei depositi bancari doterebbe l’Europa di una maggior resilience contro eventuali episodi di crisi sistemica a carattere locale. Si tratterebbe di un meccanismo strutturato in tre fasi: “re-insurance”, “co-insurance” e “full-insurance”. Nella prima fase, di durata triennale, lo schema europeo coprirebbe solo una parte delle perdite sofferte a livello nazionale; nella seconda fase, quadriennale, tali perdite sarebbero coperte congiuntamente; nella fase di full-insurance, andrebbero per l’intero a copertura del nuovo schema europeo. Tale strumento rappresenterebbe un primo passo verso un sistema orientato all’equo trattamento dei depositanti, quale che sia il loro Paese di residenza ovvero il Paese in cui ha sede la banca presso la quale hanno depositato.
Trattandosi di misure di armonizzazione del mercato interno, la base giuridica è l’art. 114 TFUE. La proposta verrà quindi dibattuta secondo la procedura legislativa ordinaria. Si attendono la posizione del Parlamento europeo e quelle dei Parlamenti nazionali; non può dimenticarsi che tale iniziativa promana da Bruxelles in un momento in cui il rischio di “perdere” la periferia, per effetto della crisi greca, è apparso quanto mai realistico. Valorizzando la struttura del “safety net”, il sistema della vigilanza bancaria europea si arricchisce di un ulteriore elemento di complessità, mentre continua a non prevedersi, contrariamente agli auspici di taluni qualificati commentatori, un’Autorità unica europea capace di presiedere a tutte le fasi di inizio e fine vita di una banca.