Dentro l’Europa – FRONTEX e diritti fondamentali: il Parlamento europeo sollecita un intervento per facilitare i ricorsi individuali dei migranti

Una Risoluzione d’iniziativa è stata approvata dalle commissioni riunite Petizioni e Libertà Civili, Giustizia e Affari interni sulla necessità di istituire, nella prossima revisione di FRONTEX – la Commissione ha annunciato la presentazione della relativa proposta per il 2 dicembre – un meccanismo che faciliti i ricorsi individuali da parte dei migranti. Tale meccanismo andrebbe a completarsi con la previsione per cui ciascun agente FRONTEX, ovvero operativo nel quadro di un’operazione congiunta o coordinata da FRONTEX, debba recare ben visibile un contrassegno identificativo nominale o numerico nell’esercizio delle sue funzioni. Il testo sarà sottoposto alla plenaria del 2 dicembre 2015, subito prima della presentazione della proposta della Commissione.

Il c.d. Regolamento FRONTEX – CE 2007/2004, del Consiglio – ha istituito un’Agenzia europea allo scopo prioritario di coordinare “la cooperazione operativa tra gli Stati membri nella gestione delle frontiere esterne”. Adottato secondo la procedura di consultazione, è stato emendato in co-decisione nel 2007 e nel 2011; il mutamento di base giuridica ha comportato un’attenzione più spiccata al rispetto dei diritti fondamentali, sotto la spinta del Parlamento europeo. Con la revisione del 2011 si è dunque deciso fra l’altro, di adottare un Codice di condotta interno per le operazioni intraprese, di istituire un Forum consultivo in tema di diritti fondamentali (composto da rappresentanti di ONG in seno all’Agenzia) e di nominare un Ufficiale per i diritti fondamentali, che vigilasse in merito al rispetto di questi ultimi e riferisse sia al consiglio di amministrazione di FRONTEX, sia al Forum stesso. Nel 2012, una Raccomandazione ad iniziativa del Mediatore europeo segnalava che la mancanza di un meccanismo che consentisse ai migranti di rivolgersi direttamente a FRONTEX per le presunte violazioni dei diritti fondamentali perpetrate da dipendenti di questa, ovvero da agenti di uno Stato membro nel quadro di una operazione congiunta o coordinata dall’Agenzia, costituiva una lacuna sotto il profilo della tutela dei diritti, poiché – stante il variegato quadro operativo di riferimento – rendeva disagevole l’imputazione delle relative responsabilità. Il Parlamento si pone ora a sostegno delle posizioni già espresse dal Mediatore, mettendo pressione sulla Commissione e sul Consiglio, che – ospitando gli esecutivi degli Stati membri – resta il principale interlocutore in materia. Proprio la prospettiva di sottrarre al controllo dei giudici nazionali questioni inerenti alla tutela dei diritti fondamentali, sia pure solo in prima battuta, potrebbe rivelarsi un ostacolo di difficile superamento verso il rafforzamento della tutela per i migranti; la materia – doppiamente sensibile, poiché sfiora a un tempo diritti individuali e sovranità nazionali – è terreno di conflitto fra le istituzioni in sede di emanazione di atti giuridici, sul duplice versante dei rapporti fra Stato ed Unione e delle relazioni fra atti fondati sul Trattato ed atti fondati su di una base giuridica secondaria.