Uno studio della Commissione ITRE del Parlamento europeo – Industria, Trasporti, Ricerca, Energia – ricostruisce l’andamento dei prezzi dei combustibili derivati dal petrolio e dal gas naturale in rapporto all’effettivo prezzo di mercato degli stessi. In particolare, pone l’accento sul fatto che, nonostante i generalizzati ribassi record del 2014 e ancor più della seconda metà del 2015, i prezzi del gas, della benzina e del diesel sono calati in tutti gli Stati membri dell’Unione, ma in modo asimmetrico. Il motivo è che parallelamente sono aumentate le tasse sui combustibili. Aumento però che è avvenuto in misura variabile, poiché dipendente dall’apprezzamento politico dei Governi che intendevano sfruttare la possibilità di conseguire un surplus di entrate senza che l’aumento dei prezzi della benzina, del diesel e del gas incidesse sui cittadini. Anche l’uso delle energie rinnovabili ha subito un netto incremento, soprattutto, proporzionalmente, nei Paesi che tradizionalmente ne fanno minor uso (Regno Unito, Belgio, Malta, Paesi Bassi, Lussemburgo) mentre restano più avanti i Paesi dell’area scandinava (Svezia in testa, col 40% del fabbisogno energetico totale proveniente da fonti rinnovabili).
Si segnala la previsione per cui, nonostante i numerosi progressi nel campo delle energie rinnovabili, il basso costo del petrolio e del gas costituirebbe un disincentivo per la ricerca e l’uso di fonti alternative. Ci si chiede quali strategie politiche sia opportuno adottare nel lungo corso, eventualmente per legare più strettamente, in una visione d’insieme, il prezzo del petrolio alla spesa per la ricerca e lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile.