L’individuazione di un punto di equilibrio nel rapporto tra liberalizzazioni e regolazione è fondamentale per il successo del processo di liberalizzazione. Se liberalizzare significa passare da situazioni di monopolio, o comunque di ingerenza statale, al mercato, la funzione di disciplina della concorrenza dovrebbe in linea di principio sostituirsi alla regolamentazione pubblica. Questo passaggio non può, tuttavia, essere realizzato senza un’adeguata disciplina di transizione. Nella realtà si assiste in genere a un’insufficiente o non adeguata regolamentazione normativa o, all’opposto, a una proliferazione di regole e regolatori. In entrambi i casi, ci si allontana ulteriormente da un regime di concorrenza effettiva. Note indagini empiriche hanno dimostrato che quando le privatizzazioni avvengono senza un’adeguata programmazione e in mancanza di una regulation efficiente si creano posizioni di rendita, anche strumentali a discriminazioni nei prezzi e a interventi redistributivi della ricchezza, che vanno in ogni caso a discapito di una concorrenza effettiva. Di regola, la mancanza di un’adeguata risposta normativa rispetto ad alcuni processi di liberalizzazione può favorire un assetto oligopolistico del mercato liberalizzato, caratterizzato dalla concentrazione della proprietà dell’impresa nelle mani di multinazionali che operano sul piano globale, mentre le piccole e medie imprese, incapaci di esercitare un’effettiva pressione competitiva verso questi attori economici, soccombono a integrazioni proprietarie o controlli contrattuali.
Nei processi di liberalizzazione la regolamentazione non si esaurisce nella fase “tecnica” di transizione al mercato, ma svolge un ruolo centrale nella fase di “progettazione”, durante tutta la fase di attuazione della liberalizzazione e, quanto meno, nelle prime fasi degli assetti liberalizzati. Un attento governo del processo di liberalizzazione è, infatti, indispensabile per contrastare i rischi di market failure. L’incremento di regolamentazione non è però di per sé uno strumento idoneo a raggiungere gli obiettivi prefissati dal regolatore. La necessità di una regolamentazione attentamente calibrata emerge anche da recenti studi comparatistici, che hanno messo in evidenza come una sua eccessiva intensità, spesso accompagnata da bassa qualità, può produrre specifiche controindicazioni, favorendo, per esempio, l’economia sommersa, l’elusione normativa e la corruzione.